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L’oggetto di Hanny

L’oggetto di Hanny

All’interno della costellazione del Leone Minore si può osservare un raro oggetto celeste scoperto nel 2007 dall’insegnante olandese Hanny van Arkel. Questa stava partecipando al progetto di citizen science Galaxy Zoo, un progetto di classificazione delle galassie promosso da Zooniverse (a tal proposito vi ricordiamo del progetto dei Sunspots detectives). A un certo punto Hanny si imbatté in uno strano sbuffo azzurro presente nella foto della galassia IC 2497 scattata dallo Sloan Digital Sky Survey. L’oggetto, denominato Hanny’s Voorwerp, oggetto di Hanny in olandese, è probabilmente una nube di gas estremamente calda e molto ionizzata. Probabilmente sta riflettendo la luce di una quasar al centro di IC 2497 e ora estinta, motivo per cui è stato denominato anche come eco ionizatta di una quasar. Studi nella banda delle onde radio suggeriscono, poi, che questo oggetto stia interagendo con un deflusso di gas proveniente dal nucleo della galassia, dando vita al processo di formazione delle stelle.

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post di @ulaulaman – @astronomia@feddit.it

\#costellazioni #HannyVanArkel #LeoneMinore #quasar #Zooniverse

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Diventa detective di macchie solari con Zooniverse

Diventa detective di macchie solari con Zooniverse

<img alt="Zooniverse Sticker" src="https://edu.inaf.it/wp-content/uploads/2024/03/zooniverse-sticker.png" height="350" width="350" />Di Zooniverse abbiamo avuto modo di parlare in diverse occasioni. Per esempio, in un esteso articolo sulla citizen science di Giulia Fabriani, che ha ricordato come questo sia un progetto che permette agli utenti (più di un milione) di partecipare a ricerche scientifiche che riguardano, per esempio, la classificazione di galassie o altri oggetti celesti, focalizzando l’attenzione verso indagini su diverse scale. Per la sua rubrica Universo Mondo Claudia Mignone ha poi intervistato Sandor Kruk, che si occupa proprio di citizen science e collabora con il team di Zoonivers, citando in particolare il progetto Galaxy Zoo. Da quest’ultimo abbiamo, infine, tratto una delle foto a corredo della costellazione del Leone minore, scoperta dall’insegnante olandese Hanny van Arkel. Ora l’Istituto Nazionale di Astrofisica, in collaborazione con l’Istituto Max Planck per la ricerca sul sistema solare (MPS) in Germania ha lanciato un nuovo progetto su Zooniverse, Sunspot detectives, in cui si chiede agli utenti di questa piattaforma (e ovviamente a tutti coloro che vogliono unirsi in questa particolare ricerca) di osservare e analizzare i disegni delle macchie solari realizzati da Angelo Secchi raccolti tra il 1853 e il 1878.

<img alt="Osservazioni Sole Disegno Angelo Secchi" src="https://edu.inaf.it/wp-content/uploads/2024/03/osservazioni_sole-disegno_angelo_secchi.jpg" height="868" width="1000" />Uno dei disegni di Angelo Secchi

Questa collezione di oltre 4500 disegni conservati presso l’Osservatorio Astronomico di Roma è stata recentemente digitalizzata, permettendo così di analizzare agevolmente e senza il timore di rovinarli ciascuno dei disegni alla luce delle conoscenze attuali per nuovi studi. La digitalizzazione dei disegni è avvenuta nell’ambito di un vasto programma di attività dell’INAF volto a preservare il suo patrimonio storico, archivistico e culturale, in parte supportato con fondi delle donazioni del 5 per mille. Oltre alla conservazione, le immagini ottenute permettono anche la fruizione sistematica di quelle osservazioni nell’ambito della ricerca moderna. Riprendendo da quanto scritto nella pagina di descrizione del progetto, questo è un compito molto importante. Questi disegni sono come capsule del tempo sull’attività solare: il numero di macchie solari in ciascuno di essi ci dice qualcosa sull’attività magnetica del Sole in quella particolare giornata. Quindi identificare e contare le macchie solari nei disegni realizzati da Secchi ci permette di imparare qualcosa sul comportamento del Sole più di un secolo fa e quindi comprendere come l’attività solare sia cambiata nel corso del tempo.

<img alt="Macchie Solari Disegno Angelo Secchi" src="https://edu.inaf.it/wp-content/uploads/2024/03/macchie_solari-disegno_angelo_secchi.jpg" height="462" width="901" />Le macchie solari in uno dei disegni di Angelo Secchi

Non dobbiamo poi dimenticare le ricadute sulla comprensione di come, l’attività solare, influenza il nostro pianeta. Questo perché questi disegni ci aiutano a capire quanto era brillante il sole in passato, e quindi quanta energia inviava sulla Terra. Di conseguenza possiamo anche comprendere meglio come il Sole può influenzare il clima del nostro pianeta. Un ultimo aspetto interessante è legato alle difficoltà tecniche nell’esaminare questa gran mole di dati scientifici presenti nei disegni di Secchi. Le tecniche di machine learning non hanno prodotto risultati soddisfacenti, quindi si è pensato di rivolgersi all’occhio umano, quello di tante persone come noi. Come ha, infatti, ricordato Theodosios Chatzistergos, ricercatore MPS e associato INAF, che ha ideato il progetto Sunspot Detectives:

Riconoscere tutte le macchie solari presenti nei disegni della collezione richiede uno sguardo attento e, soprattutto, degli esseri umani.

Per cui siamo tutti invitati a diventare detective di macchie solari!

@astronomia@feddit.it

\#AngeloSecchi #citizenScience #macchieSolari #Sole #Zooniverse

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L’impatto di DART su Dimorphos

L’impatto di DART su Dimorphos

A l’1:14 ora italiana del 27 settembre 2022 il satellite DART si è andato a schiantare contro l’asteroide Dimorphos, che a sua volta ruota intorno all’asteroide Didymos. A immortalare la scena dall’esterno c’era un testimone oculare molto particolare, il cubesat italiano LICIACube. Abbiamo parlato di questo particolare esperimento cosmico in un video di approfondimento giusto qualche giorno prima dell’impatto effettivo (potete vedere un riassunto qui). Ora, dopo un anno e mezzo, sono arrivate le prime analisi di quei dati raccolti, pubblicate su un articolo uscito su nature in cui viene analizzata la composizione della nube di detriti e di polvere espulsa dall’asteroide Dimorphos in seguito all’impatto esplosivo con DART. Elisabetta Dotto, ricercatrice INAF, così commenta quelle prime immagini raccolte da LICACube:

> > > La prima cosa stupefacente è stata che la superficie di Dimorphos non è stata più visibile a causa del materiale espulso. Oltre a testimoniare l’evento unico della deflessione di un asteroide grazie a un impatto cinetico, sono state ottenute immagini dettagliate di un asteroide binario che ci possono permettere di capire meglio la natura di questi oggetti. Poiché gli asteroidi sono ciò che resta di una fase intermedia del processo che ha portato alla formazione dei pianeti, i dati acquisiti forniscono informazioni importanti nello studio delle prime fasi di aggregazione del materiale che compone il Sistema solare. > >

I risultati del team e, soprattutto, le immagini raccolte dal cubesat italiano, dimostrano che strumenti di queste dimensioni così compatte possono risultare molto efficaci nella raccolta di dati scientifici astronomici.

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Nell’immagine: I flussi di polvere attorno a Dimorphos (in alto). In basso l’asteroide compagno Didymos. La risoluzione dell’immagine è di 7,5 m per pixel a 97 km da Dimorphos. Crediti: E.Dotto/INAF/ASI

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@astronomia@feddit.it – post di @ulaulaman

\#asteroidi #DART #Didymos #Dimorphos #LICIACube

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SKAO e i misteri della luce invisibile

SKAO e i misteri della luce invisibile

La nuova attività astroEDU per il mese di marzo, SKAO and the mysteries of invisible light (per ora disponibile solo in inglese) è una collezione di attività per capire come esista della luce oltre quella che gli esseri umani sono in grado di vedere con il loro occhi, e come questi tipi di luce invisibile forniscono agli astronomi un nuovo modo di vedere l’Universo. Usando gli strumenti di laboratorio, gli studenti sperimenteranno la luce infrarossa, rileveranno l’esistenza delle onde radio, e comprenderanno i principi di base delle collezioni di segnali e del trasferimento dei dati dai telescopi. Inoltre impareranno come tutto ciò sia collegato allo Square Kilometre Array Observatory (SKAO), il più grande radio telescopio del mondo, attualmente in costruzione in aree remote del Sud Africa e dell’Australia.

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@astronomia@feddit.it @scuola

\#astroEDU #astronomia #didattica #luce #radioTelescopi #SKAO

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Universo Pi Greco

Universo Pi Greco

http://poefactory.brera.inaf.it/astrocuriosita-marzo-2024-universo-pi-greco/

Si può parlare di astronomia anche quando si parla di pi greco, come nell’Astrocuriosità di marzo dell’Osservatorio Astronomico di Brera, per questo mese realizzata da Gianluigi Filippelli, @ulaulaman Dai supercomputer al pi greco passando per i fratelli Chudnovsky ecco un antipasto del a href=”https://dropseaofulaula.blogspot.com/2024/03/tutti-pronti-per-il-pi-day.html” target=”dropsea”\>pi day del 14 marzo 2024! Il tutto sulle pagine di POE Factory!

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@astronomia@feddit.it

\#astronomia #buchiNeri #fratelliChudnovsky #OsservatorioAstronomicoDiBrera #piDay #piGreco #supercomputer

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L’omogeneità dell’universo secondo e-Rosita

L’omogeneità dell’universo secondo e-Rosita

Avevamo già scritto dell’uscita dell’ultima versione del catalogo di e-Rosita e torniamo ad aggiornarvi sull’ultimo risultato scientifico ottenuto esaminando i dati presenti in quel catalogo. In particolare i ricercatori sono riusciti a ottenere, citando dall’articolo di Maura Sandri su MediaINAF, “misure precise del contenuto totale di materia e del modo in cui si raggruppa“, ottenendo una nuova conferma del modello cosmologico standard in particolare legata alla così detta tensione cosmologica S8. In cosmologia esiste una tensione cosmologica più famosa, quella legata alla costante di Hubble: infatti, senza scendere in eccessivi dettagli, a seconda del metodo di misura di questa costante si ottengono dati in discrepanza tra loro. E più o meno avviene la stessa cosa con le disomogeneità presenti nell’universo, in particolare tra quanto predetto a partire dai dati della radiazione cosmica di fondo e quanto osservato nell’universo vicino. O dovremmo scrivere “avveniva”. A patto che i risultati del gruppo che ha esaminato i dati di e-Rosita verranno confermati.

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@astronomia@feddit.it – post di @ulaulaman

\#cosmologia #eRosita #modelloCosmologico #radiazioneCosmicaDiFondo #universo

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Il magazine di didattica e divulgazione dell'Istituto Nazionale di Astrofisica

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